Abbiamo un piano per la ripresa del turismo italiano?

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Pensando  a cosa  servirebbe per aiutare il turismo italiano in quest’era di emergenza sanitaria, la risposta immediata che viene in mente è: ‘denaro, liquidità’. Lasciarsi alle spalle una stagione senza precedenti per i valori minimi di occupazione realizzati dal ricettivo, superare il vuoto con un temerario balzo in avanti, sperando che l’atterraggio non sia lontano e che il vuoto non si sia inghiottito anche il punto di arrivo.

Tuttavia, ora, cosa possiamo fare sapendo che la fine dell’incubo non ha data precisa e  dovremo imparare a convivere con il COVID-19?

Forse iniziare dalla consapevolezza che il mercato prima  o poi si riprenderà, ma profondamente modificato. Se già durante questa estate le Dolomiti hanno dovuto prendere provvedimenti per contingentare gli ingressi ai parchi…mentre Venezia è semideserta; se si è verificata l’esplosione dei Cammini e del trekking, mentre il Colosseo non vede più di 2000 presenze al giorno (rispetto alle circa 20,000 in estate dell’estate scorsa…) è innegabile che un cambiamento radicale si è verificato nelle esperienze desiderate e forse è qui per restare. Certo, la carenza di ospiti stranieri ha giocato un ruolo decisivo, ma resta il fatto che anche gli Italiani hanno provato, magari per la prima volta, il piacere autentico degli spazi aperti, dell’erba sotto i piedi, delle passeggiate nei boschi.

‘Nessuno si salva da solo’ è una frase che si sente ripetere spesso. La consapevolezza che pare esser maturata è che stiamo in salute se sta bene l’ambiente. D’accordo, ma in un contesto turistico italiano, cosi ricco di cultura, arte, borghi, teatri, musei, di bellezza antropica, la parola ‘sostenibilità’ assume allora un significato più ampio, non può essere solo ambientale. Insieme all’ambiente è la società che va protetta, è il territorio che va aiutato a creare economia in maniera nuova, più attento alla conservazione ed alla creazione di benessere condiviso, piuttosto che al profitto. Il viaggiatore del futuro che verrà in Italia continuerà a cercare quello che esiste nell’immaginario collettivo: un’Italia della Dolce Vita, la capitale mondiale della bellezza, ma  con uno spirito nuovo: guarderà al nostro Paese ponendo maggiore attenzione a quei saperi antichi ed autentici che si ritrovano nella creazione italiana: dalla gastronomia, all’architettura, all’arte, alla moda…perchè è lì che vogliamo andare, riscoprire le radici di una vita sana, meno estrattiva di risorse e più rigenerativa di esperienze. 

 

Vuoi vedere che il sistema di valori della Dieta Mediterranea (moderazione, frugalità, rispetto, sobrietà, multiculturalità ed inclusione) potrebbe ispirare un’innovativa visione della sostenibilità, in cui le azioni per il patrimonio intangibile dei territori e la conservazione del genius loci siano tanto importanti quanto quelle ambientali, sociali ed economiche? Perchè della conservazione identitaria gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile non parlano….tuttavia è indiscutibile che le azioni davvero sostenibili sono tali se si rispetta l’identità territoriale.


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